sabato 29 settembre 2007

ATREJU 2007 - TESTIMONIANZE (Tenzin Samphel Kayta): POPOLO TIBETANO


Nel 1949 l'Esercito di Liberazione Popolare cinese entrò in Tibet con armi sofisticate frantumando l'esercito tibetano, quasi esclusivamente cerimoniale, pacifico "attrezzato con armi pacifiche". Nel 1951 venne firmato un trattato di pace sotto la pressione cinese. Poiché alcune riforme del nuovo governo, tra le quali quella di una redistribuzione delle terre, sarebbero risultate impopolari, queste vennero proposte solo nelle regioni più periferiche del Kham orientale e nell'Amdo. Qui, nel 1959, con il supporto della CIA, venne organizzata una rivolta che venne stroncata provocando decine di migliaia di morti. Tenzin Gyatso (XIV Dalai Lama) e altri funzionari del governo si esiliarono in India, ma sparuti gruppi di resistenza continuarono la lotta in patria fino al 1969. Nel 1965 venne creata la Regione Autonoma del Tibet.
Durante la Grande rivoluzione culturale, i cinesi organizzarono campagne di vandalismo contro monasteri e siti simbolo della cultura tibetana. Dal 1950 venne distrutta la quasi totalità dei monasteri, oltre 6.000, di cui molti secolari. Circa 1.200.000 tibetani vennero uccisi. Si tratta comunque di stime in quanto non furono diffusi rapporti ufficiali e i tibetani non erano in grado di potere verificare con esattezza il numero. Anche gli arrestati furono molte migliaia poichè è stato introdotto il reato di essere tibetano e di possedere foto del Dalai Lama in casa! Anche ad oggi si contano tibetani, soprattutto monaci e monache, nelle carceri cinesi per reati politici legati alla richiesta di indipendenza.
Il Governo tibetano in esilio denuncia la volontà del Governo Cinese di cancellare definitivamente la cultura del Tibet con la repressione, da una parte, e con una propaganda martellante sui mass media e per le strade. Inoltre le scuole non possono insegnare il tibetano oltre ad una certa età, mentre rimane il cinese la lingua ufficiale.
Anche il Dalai Lama, in esilio, ormai non richiede più l'indipendenza del Tibet, ma una vera AUTONOMIA che possa preservare ciò che è rimasto della sua cultura e che possa garantire ai tibetani i diritti umani fondamentali.

ONORE al Popolo Tibetano che si è rifiutato di usare la violenza e di ricercare l'indipendenza, chiedendo l'autonomia purchè sia preservata L'IDENTITA' del POPOLO TIBETANO e la LIBERTA' DI CULTO!!!

ATREJU 2007 - TESTIMONIANZE (Fatima Mahfdud): POPOLO SAHARAWI


Il popolo saharawi ("sahariano", dalla parola araba sahra, ossia "Sahara") è costituito dai gruppi tribali tradizionalmente residenti nelle zone del Sahara Occidentale gravitanti sul Sāqiyat al-hamra e sul Wadi al-dhahab (Río de Oro) che, già nel corso della dominazione della Spagna, avevano cominciato negli anni trenta a reclamare la loro indipendenza. Sull'area, ricca di fosfati e altri minerali preziosi avanzava però pretese anche il Marocco e fu per questo che le popolazioni della regione hanno conosciuto grandi difficoltà per realizzare le loro ambizioni e vedersi riconosciuti su un piano internazionale e persino inter-arabo. Le tribù sembra discendano da due gruppi insediatisi nell'area fin dall'epoca delle prime conquiste islamiche, alla fine del VII secolo d.C.. Esse rivendicano un'ascendenza araba, per dimostrare la quale fanno riferimento al loro dialetto, definito Hassāniyya, un idioma parlato anche nella confinante Mauritania e nell'Algeria, caratterizzato da un impianto strutturalmente arabo.
Il 14 dicembre 1960 l'O.N.U. votò una risoluzione con la quale si riconosceva il DIRITTO ALL'INDIPENDENZA per le popolazioni dei paesi colonizzati. Nel 1963 il Sahara Occidentale fu incluso dalle stesse Nazioni Unite nell'elenco dei paesi da decolonizzare e nel dicembre di due anni dopo l'Assemblea Generale riaffermò il diritto all'indipendenza del popolo sahrawi, invitando la Spagna a metter fine alla sua occupazione coloniale dell'area.
Nel 1966 l'ONU ratificò l'atto di "autodeterminazione" del popolo sahrawi. Il 10 maggio 1973 il Polisario (Frente Popular de Liberación de Saguia el Hamra y Río de Oro) organizza il suo primo congresso di fondazione e la Spagna, l'anno seguente, compie un "censimento" della popolazione del Sahara Occidentale, atto necessario per organizzare il REFERENDUM. Il risultato indica la presenza nella regione di 74.902 persone e il 20 agosto 1974 la Spagna annunciò il suo parere favorevole per l'effettuazione del referendum di autodeterminazione del popolo sahrawi. Tuttavia, ai primi del 1975, il re del Marocco Hassan II espresse la sua totale opposizione all'indipendenza del paese, malgrado il 12 maggio 1975 una missione dell'ONU recatasi in visita nei territori del Sahara Occidentale, riconfermasse il diritto all'autodeterminazione del popolo sahrawi, riconoscendo di fatto il Polisario che, già da qualche mese, aveva cominciato ad effettuare operazioni di guerriglia contro la Spagna.
Il 31 ottobre 1975 il Marocco entrò con un esercito di 25.000 uomini nella zona contigua ai suoi confini con il Sahara Occidentale mentre la Spagna cominciò lo sgombero delle aree sotto il proprio controllo. Il 6 novembre 1975 re Hasan II fece organizzare la "marcia verde" con cui 350 mila Marocchini entrarono nel Sahara Occidentale per vanificare l'eventuale referendum e per porre le basi di una definitiva appropriazione dei territori sahariani occidentali, malgrado il 2 novembre dello stesso anno la Spagna confermasse il proprio impegno a rispettare l'autodeterminazione del popolo sahrawi. Di fatto, però, la Spagna giunse segretamente a un accordo con Marocco e Mauritania per la spartizione del paese conteso in cui le forze sahrawi iniziavano un'azione di resistenza armata, non del tutto documentabile, contro il Marocco e la Mauritania, che portò anche all'uso di bombe al napalm da parte marocchina contro insediamenti sahrawi. La resistenza dette allora vita nel 1976 alla REPUBBLICA DEMOCRATICA ARABA dei SAHARAWI, RASD. Nel 1979 la Mauritania firmò un accordo separato di pace, riconoscendo la RASD, lasciando gli oneri del conflitto in corso al solo Marocco che invase il restante territorio del Sahara Occidentale, costringendo all'esodo numerosi combattenti e famiglie sahrawi che trovarono rifugio in Algeria, tra l'altro nell'oasi di Tindūf.
Nel 1991, con il conseguimento di un cessate il fuoco, l’ONU inviò in missione nel Sahara occidentale una delegazione col compito di vigilare sulla tregua e organizzare il previsto (e mai tenuto) referendum.
Nel 2003 James Baker, inviato speciale delle Nazioni Unite, propose un piano in 2 fasi, che, dopo una transizione di 5 anni in cui il Marocco e il Sahara Occidentale avrebbero governato insieme nei territori occupati, sarebbe dovuto culminare con il referendum, ma il piano non trovò il favore del Marocco. Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha prorogato fino al 2004 il mandato della Missione in attesa di un ripensamento da parte del Marocco. Nell'ultima seduta delle Nazioni Unite che si è tenuta il 31 Ottobre del 2006 è stata votata una risoluzione che proroga la missione MINURSO fino al 31 Aprile 2007, ma la soluzione continua ad essere una mera speranza.
In tutto ciò il popolo Saharawi HA RIFIUTATO L'USO DEL TERRORISMO E DELL'OFFESA!!! ONORE AL POPOLO SAHARAWI!!!

martedì 18 settembre 2007

GIORGIA MELONI IN PROVINCIA DI LATINA IL 23 SETTEMBRE


GIORGIA MELONI SARA' A PONTINIA ALLE ORE 17.45 PRESSO IL TEATRO FELLINI DI PIAZZA INDIPENDENZA E A TERRACINA ALLE ORE 19.00 PRESSO PIAZZA GARIBALDI!